martedì 20 gennaio 2015

Quella volta che rifiutò il posto tra le autorità per stare con noi studenti



di Pierpaolo Farina*


22 maggio 2013, avevamo il treno alle 8 dalla stazione centrale, a Milano faceva un caldo infernale e io avevo il difficile compito di portare sani e salvi una quarantina di studenti del corso di Sociologia della Criminalità Organizzata di quell’anno a Civitavecchia, dove per la prima volta in 11 anni il Ministero aveva dato il via libera per la presenza di una piccola delegazione di universitari sulla Nave della Legalità.


Capodelegazione quasi per caso, non conoscevo nessuno dei 40 studenti, infatti la cosa più difficile fu associare i nomi alle facce durante l’appello nella carrozza, nella speranza di non essersene perso nessuno per strada. Il rischio, quando arrivammo a Roma, fu concreto, tanto che in un regionale carico all’inverosimile io e altri tre neo-commilitoni bloccammo le porte del treno per consentire a uno dei ragazzi munito di stampelle di non rimanere a terra insieme agli amici che lo aiutavano a “correre”.

Che poi ci siamo scapicollati dal binario 4, dove approdò il Frecciarossa, al binario 28, dove partiva il regionale per Civitavecchia, semplicemente perché eravamo convinti che Lui ci stesse già aspettando sul treno delle 11:25. Lui ovviamente era il Professore, che però su quel regionale non c’era: aveva capito che eravamo noi ad arrivare alle 11:30, quindi aveva programmato tutto per prendere il regionale delle 12.

Pensavamo che le sventure fossero finite lì, invece erano appena iniziate: il mare era mosso (forza 7, a quanto pare) e la nave era pesantemente in ritardo, così come il nostro pranzo. Che, una volta arrivato il Professore, decidemmo di consumare a spese nostre in una sorta di stazione di servizio al porto. Due tranci di pizza a testa, qualcuno si prese un gelato, Lui al centro che interrogava uno a uno su aspettative ed emozioni del viaggio, noi intorno, con i timidi che venivano stanati da un sorriso altrettanto timido, nell’attesa che si sapesse che fine avesse fatto il nostro mezzo di trasporto per Palermo.

Due ore dopo arrivò e pensavamo fosse finita. Invece no, non lo era affatto, era appena iniziata: c’era il rito con le autorità, la banda, i saluti, il sindaco, il presidente del porto, il ministro e poi doveva ancora arrivare Grasso, senza il quale la nave non poteva partire, anche se in teoria rimaneva bloccata in porto perché non era saggio sfidare un mare del genere. E fu nell’attesa di Grasso e di sapere di che mare dovevamo morire che Lui si rivelò in tutta la sua grandezza.

Mentre noi, a lato, eravamo accampati un po’ per terra e un po’ in piedi sotto il sole, Lui aveva un posto riservato in prima fila di fianco al ministro e se ne sarebbe potuto restare là seduto, perché alla fine se l’era anche conquistato sul campo quel posto d’onore. E invece, sotto gli occhi stupiti di ministro, portaborse e lacchè, si alzò, venne dove ci eravamo accampati e si sedette per terra insieme a noi, ad aspettare l’arrivo di Grasso e la decisione dell’autorità portuale circa la nostra effettiva partenza.

Ecco, in questo episodio è racchiuso tutto Nando dalla Chiesa: una vita contro la mafia, dando però l’esempio. Perché è facile fare i bei discorsi, decisamente più difficile metterli in pratica. Facile ricordare Giovanni Falcone, un po’ più difficile farlo con l’umiltà, l’umanità e la semplicità che è tipica solo delle persone perbene. Delle persone oneste.

Francamente non so quanti grandi elettori prenderanno in considerazione questa candidatura. Forse nessuno. Eppure nel paese che ha esportato nel mondo la parola "Mafia", che vanta il primato di aver dato i natali alla più potente organizzazione mafiosa del mondo (la 'ndrangheta) e a quella che lo era fino agli anni '90 (Cosa Nostra siciliana), che è il paese più corrotto d'Europa e ha come padre costituente un pregiudicato per frode fiscale, il cui cofondatore del partito è in galera per concorso esterno in associazione mafiosa... ebbene, in un paese come questo sarebbe opportuno, anzi, indispensabile, mandare al Quirinale uno che ha fatto della lotta alla Mafia una ragione di vita.

Uno che, cosa ancora più importante, rifiuta il privilegio per sé perché lotta per i diritti di tutti. Per qualcuno sarà anche piccola cosa, ma in politica tutto questo è grande come una montagna.


* Pierpaolo Farina è saggista e blogger. Nel 2009 ha fondato www.enricoberlinguer.it, il primo sito web su Enrico Berlinguer, successivamente ha creato il blog Qualcosa di Sinistra, dove firma la rubrica “Il Rompiballe”. E' l’ideatore e lo sviluppatore di WikiMafia – Libera Enciclopedia sulle Mafie. Per l'editore Melampo, ha pubblicato il libro "Enrico Berlinguer. Casa per casa, strada per strada" (2013)

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